Canti popolari e d’autore

I canti seguenti costituiscono un elenco non esaustivo del nostro repertorio di canti popolari armonizzati per coro a voci pari da grandi musicisti e di canti d’autore che fanno parte del repertorio tradizionale del coro Costalta.

TitoloArmonizzatoreDescrizione
A mezzanotte in puntoCarlo DeflorianÈ un canto diffuso nel Trentino e in altre regioni dell'Italia settentrionale. Una versione del canto (testo e trascrizione musicale) è documentata a Dro (Trento) da Silvio Pedrotti nel 1928. Nel testo due amanti si danno appuntamento alla fontana e la ragazza, per non essere riconosciuta intende travestirsi da monaca. Alle strofe si intercala un ritornello che esalta la bontà del vino e dell'amore.
Belle rose du printempsTeo UrselliUno dei più bei canti della Valle d'Aosta di derivazione trovadorica, incentrato sul dialogo tra una pastorella ed un uomo che, innamoratosi di lei, vorrebbe portarla a lavorare al suo servizio in un ricco palazzo di città Nella versione integrale del canto la pastorella non accetta e preferisce vivere tra i suoi monti e pascolare gli agnelli.
Benia CalastoriaBepi de Marzi
Canto de not 'n montagnaFabio Mingozzi
Ce bielis maninisGianni Malatesta
Dov'è la mia patriaLuigi PigarelliIl canto è la versione in italiano, armonizzata da Luigi Pigarelli, dell’inno della Repubblica Ceca, “Kde Domov Muj”. L’inno, che descrive la terra boema come una sorta di paradiso in terra, fu composto nel 1834 da František Škroup come aria del primo atto di un’operetta e divenne inno della neonata Cecoslovacchia nel 1918 e poi nel 1993 della Repubblica Ceca. Sembra che l’inno sia diventato parte del patrimonio del canto popolare trentino, in quanto i molti profughi trentini mandati in Boemia nel 1915 allo scoppio della guerra con l’Italia, impararono la canzone in boemo, a quel tempo intonata alla fine della messa.
Dormi mia bella, dormiCarlo Deflorian
Il GolicoBepi De Marzi
I canederliBruno Frisanco
ImprovvisoBepi De Marzi
La barbiera degli alpiniBruno Serenthà
La DosolinaAntonio Pedrotti
La MadoninaCamillo MoserLa Madonina è una canzone d'autore armonizzata da Camillo Moser, morto nel 1985, su un testo del compaesano e stretto collaboratore Italo Varner ed entrato a far parte del repertorio di numerosi cori alpini. Nel brano, che molti conosceranno, il protagonista ricorda quando da piccolo assieme alla mamma faceva sosta davanti al capitello della Madonna per recitare una breve preghiera. Passati ormai tanti anni da allora, ancora è viva nella sua memoria la voce della madre mentre che dopo la preghiera lo invitava a riprendere il cammino. Uno struggente ricordo, narrato da versi con un’enorme forza evocativa: già dalla prima strofa (“Me ricordo ancor la voze de me mama, quando ensiem se arivava al capitel”) l’ascoltatore è trasportato immediatamente davanti ad uno dei numerosi capitelli votivi che punteggiavano i nostri paesi e campagne.
La MarmoladaG. Farina
La montanaraToni Ortelli - Luigi PigarelliCanto famosissimo, assurto ormai a inno della montagna, conosciuto da tutti e eseguito da centinaia di cori, la Montanara non è un canto trentino, anche se il tema è una leggenda delle dolomiti di Fassa. È stato scritto nel 1927dall’alpinista veneto piemontese di adozione Toni Ortelli che, sent. La canzone nacque appunto nelle Valli di Lanzo, al pian della Mussa, dove Ortelli sentì il canto di un pastore, si annotò la canzone e la stese con l’aiuto di alcuni amici trentini in un locale torinese. La canzone è appunto ispirata alla leggenda ladina di Soreghina, la figlia del Sole. Il canto venne poi armonizzato a quattro voci da Luigi Pigarelli, che la donò al Coro della SOSAT, e venne cantata per la prima volta ad orecchio dallo stesso coro ai microfoni dell’Eiar il 7 aprile 1929.
La pastoraLuigi PigarelliLa pastora è un canto narrativo molto diffuso nell'Italia settentrionale e presente principalmente nel repertorio dei cori alpini e nelle raccolte di canti di montagna. Il tema della pastorella e del signore (che è un cavaliere) ebbe notevole popolarità fin dal XII secolo. Il tema è presente in almeno due versioni con diverse melodie. Ne "La pastora e il lupo", versione in piemontese armonizzata da Benedetti Michelangeli, l’animale protagonista è un agnello, l'incontro con il signore avviene dopo che il gregge è stato assalito dal lupo, su richiesta di aiuto da parte della pastorella, e l'animale viene salvato dal cavaliere. Ne "La pastora", armonizzata da Luigi Pigarelli, la pastorella sta pascolando le sue capre quando sopraggiunge il signore che la avverte di far attenzione al lupo, che proprio in quel momento mangia "il più bel caprin". Il canto aveva ovviamente l’intento di mettere in guardia i più giovani dai pericoli del mondo, dai “lupi cattivi” che si possono trovare là fuori, in un’epoca in cui le cose si insegnavano principalmente attraverso la tradizione orale e il repertorio cantato.
La valle di PinéP. Dallafior - testo don Vergot
La scelta scrupolosaPaolo Romano Franchi
Le cetineCamillo Dorigatti
Le DolomitiCamillo Moser
L'orghen de PerzenCamillo Dorigatti
Monte CaninoLuigi Pigarelli
MorinelaLuigi Pigarelli
Ninna nannaTonino Puddu
Non potho reposareRenato GiavinaContrariamente a quanto si potrebbe pensare, A Diosa (questo il titolo orginale) non è parte del repertorio di canti tradizionali sardi, ma è una canzone scritta nel 1920 dal compositore Giuseppe Rachel, sulle parole della omonima poesia d’amore in sardo, scritta nel 1915 da Salvatore Sini. Questo brano d'autore di ispirazione folklorica da tempo è entrato a far parte della cultura e della tradizione popolare della Sardegna. Nel corso degli anni la canzone è stata incisa da numerosi cantanti e musicisti, specialmente sardi, trai più noti Maria Carta nel ’78, o i Tazenda. Indimenticabile e struggente l’esecuzione di Non Potho reposare del cantante Andrea Parodi al suo ultimo concerto un mese prima della morte, stroncato a 50 anni da un male incurabile. Dagli anni novanta in poi la canzone è entrata a far parte del repertorio di numerosi cori nazionali ed internazionali in varie armonizzazioni.
Oh Montagne!Gianni Malatesta
Rifugio biancoBepi De Marzi
Serenada a Castel ToblinLuigi Pigarelli
Signore delle cimeBepi De Marzi
SmargelonGiuseppe Grosselli
SoreghinaAladar Janes
Sul fiume rapidoCamillo Dorigatti
Stelutis AlpinisArturo Zardini - Carlo DeflorianBrano composto dal compositore friulano Alfredo Zardini a Firenze durante la Prima guerra mondiale, sfollato dalla natia Pontebba, che si trovava sul confine tra Regno d’Italia e Impero d’Austria-Ungheria. È quindi un canto d’autore ma che da molti è ritenuto di origine popolare, caratteristica di molti canti che, per testo e musica, raggiungono livelli di alta poesia e diventano patrimonio di tutto il popolo. Il testo struggente compendia le sofferenze causate dalla guerra nelle parole del soldato caduto rivolte alla amata compagna rimasta sola (“Se tu vens cà sù ta' cretis, là che lôr mi àn soterât…“) Parole che narrano di pace, amore, consolazione e speranza (“Quant che a ciase tu sês sole e di cûr tu preis par me, il miò spirt atòr ti svole: jo e la stele sin cun té.”) per un canto che è un'orazione contro ogni guerra.
TrentinellaCamillo MoserQuesto canto popolare è parte del repertorio dei canti di prigionia della Grande Guerra. Nel 1915, quando l’Italia dichiarò guerra all’Austria, circa 2000 trentini sospettati di irredentismo furono internati nei vari campi profughi dell’impero. Trentinella fu composta appunto dagli internati trentini a Mitterndorf. Sulle note di un’allegra ballata e con il ritornello che racconta una storia d’amore impossibile da realizzarsi, visto che l’amata è dalla parte opposta del Brennero, le strofe del canto esprimono la nostalgia e il desiderio del rientro nella bella “zitadela” di Trento (“e noi che l’aven vista così bela, desideremo de tornarghe ancora”), l’auspicio che gli italiani riescano a liberare la città (“ghe en canon che tona, e zerto l’è i taliani che lo sona… per parar via i nemici da quel loco”) e il dolore per la città desolata, con l’Adige che piange nel vederne la triste condizione. E intanto si preparano le bandiere, ovviamente italiane.
Vegnerà sta primaveraCamillo Dorigatti

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